Come ogni studente di lettere che si rispetti, capitò anche a me, nel primo anno di triennale, il famigerato esame di Linguistica, che, nonostante la mole di studio, a me piacque particolarmente. Tra le nozioni studiate, parte del programma della linguistica sincronica, ossia di quella parte della linguistica che studia una lingua in uno stadio preciso della sua evoluzione, era dedicato all'Atlante Linguistico Italiano (ALI).
Un atlante linguistico è uno strumento fondamentale per lo studio della geografia linguistica, in poche parole per studiare come la lingua o una parlata funzionino a seconda dell'area geografica, mettendone in luce differenze e somiglianze. Si tratta di una serie di tavole geografiche che mostrano le varianti locali di un determinato vocabolo.
Bene. A Torino, più precisamente a Palazzo Madama, è stata allestita una piccola mostra, dal titolo "Memorie d'acqua", dedicata all'Atlante Linguistico Italiano, alle figure che lo misero a punto, e alle fotografie etnografiche che vennero scattate durante il processo. In particolare, si pone l'attenzione sulla parola acqua e su come questa sia protagonista della vita delle popolazioni intervistate.
Protagonista principale del lavoro per la creazione dell'ALI è Ugo Pellis, letterato e fotografo che, a partire dal 1924 grazie al sostegno dell'Università di Torino, assieme ad alcuni aiutanti, viaggiò per l'Italia intervistando le persone del popolo e chiedendo loro come erano soliti dire una determinata parola. Nella mostra troviamo esposti i suoi appunti e le cartelle di schedatura delle informazioni raccolte, la sua macchina fotografica e le sue fotografie.
Il procedimento era il seguente: le risposte degli intervistati venivano trascritte su fascicoli di inchiesta, taccuini appositamente predisposti e stampati; attraverso la carta carbone si generavano due copie (vedi foto in alto). Dal foglio matrice veniva ritagliata ogni singola risposta, poi incollata e archiviata per concetto; i fogli copia venivano schedati e archiviati per località. Ogni inchiesta era poi correlata da molte altre informazioni relative sia alla modalità con cui la domanda era stata posta all'intervistato (a voce o mostrando una figura), sia all'nterlocutore stesso (caratteristiche socio-culutrali). Questi materiali servivano poi per comporre le carte linguistiche dove, in corrispondenza delle località, chiamate punti, compare la risposta dialettale trascritta con una grafia fonetica il più possibile precisa.
Ugo Pellis si ispirò nel suo lavoro a un precedente atlante linguistico francese messo a punto da Jules Gilliéron.
Ho visitato la mostra oggi, 2 ottobre 2024, e l'ho apprezzata nonostante le sue dimensioni molto contenute. Uno spaccato di vita popolare davvero interessante e una messa in luce di uno strumento tanto importante quanto non troppo noto ai non addetti ai lavori. Se passate da Palazzo Madama non perdetela!
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